Botta e risposta Italia-Cambogia nella «guerra dei dazi» sul riso e prima doccia fredda per gli agricoltori italiani. Sui tavoli della Commissione europea è arrivato il dossier del Governo italiano con il quale si chiede l’adozione della clausola di salvaguardia per bloccare l’import di riso cambogiano a dazio zero. Nel documento si legge che la richiesta è giustificata dal fatto che «nelle ultime cinque campagne le importazioni sono aumentate da 5 mila 181 mila tonnellate, raggiungendo il 23 per cento di tutto l’import Ue grazie alla completa liberalizzazione tariffaria avvenuta nel 2009 a favore dei paesi meno avanzati>.
Ma da Phnom Penh, capitale del paese cambogiano, la reazione non si è fatta attendere. In Cambogia la protesta dei produttori italiani ha avuto vasta eco ed è stata ripresa da molti organi di stampa, alcuni dei quali si sono messi in contatto con rappresentanti della filiera risicola italiana, per avere maggiori informazioni. E’ il caso del Cambodia Daily, quotidiano della capitale, che ha dedicato alla protesta italiana un articolo dal titolo «Italy steps up fight against Cambodian rice» (L’Italia intensifica la lotta contro il riso cambogiano). L’autore, George Styllis, intervista Roberto Carriere, direttore dell’Airi (Associazione industrie risiere italiane), il quale dichiara: «L’Italia è preoccupata per il riso cambogiano, il Regno Unito è sconvolto. Il problema non riguarda il volume del riso coltivato, ma il livello dei prezzi. Il riso cambogiano è molto competitivo nel prezzo e i coltivatori italiani hanno maggiori costi di produzione e il clima non è così conveniente».
Styllis riporta anche una dichiarazione che suona come una doccia fredda sulle aspettative dei risicoltori italiani. E’ quella di Roger Waite (foto) autorevole portavoce per l’agricoltura e lo sviluppo rurale della Commissione europea, il quale ha detto che nonostante la pressione dei risicoltori italiani in questo momento una cancellazione dell’accordo commerciale preferenziale per la Cambogia «is simply not on the agenda» (non è semplicemente in agenda). E ha aggiunto: «L’Unione europea è ben consapevole dei suoi impegni internazionali».
Così come è riportata dal Cambodia Daily, l’affermazione appare rassicurante per i cambogiani, non certo per la risicoltura italiana e europea che spera ora in una riflessione dopo la presentazione del documento a Bruxelles.
Intanto il segretario generale della federazione cambogiana dei produttori di riso (Cambodian Rice Federation) ha scritto al sito più cliccato della risicoltura statunitense, www.oryza.com, proponendo un controdossier: «Le importazioni di riso in Eu non sono aumentate più di tanto, secondo le statistiche ufficiali, la distorsione del mercato è ancora ben lontana». E accusa: «Ci sono alcune varietà che non possono essere coltivate nell’Ue e non possono essere incluse nelle rivendicazioni taliane». Infine: «Il direttore generale dell’Ente Risi ha detto che la nuova Pac non protegge il riso europeo» e quindi «la protesta contro il riso cambogiano può essere provocata piuttosto dalla nuova politicia comuniaria nei confronti degli agricoltori. I coltivatori di riso avranno meno aiuti a ettaro rispetto al regime precedente e questo può motivare la tensione contro il più comeptitivo riso lungo cambogiano».
You must be logged in to post a comment Login