Questa è l’estate dei vampiri, per chi crede alla leggenda del conte della Transilvania, il famoso Dracula capace di trasformarsi in pipistrello. Ma i “vampiri” di cui parliamo sono proprio i piccoli mammiferi appartenenti alla famiglia dei chirotteri. Loro malgrado, associati al racconto dell’irlandese Bram Stoker, sono passati alla storia come animaletti da evitare, assetati di sangue, che incutono paura e ribrezzo. La realtà è diversa: il pipistrello è utilissimo all’agricoltura e all’ambiente e se diffonde il terrore, questo riguarda gli insetti. Lo sanno ecologisti e ricercatori: per i pipistrelli hanno costruito le “bat box”, casette-rifugio che possono diventare punti di appoggio o partenza per incursioni notturne contro il nemico, principio applicato in alcune città per ridurre la presenza delle zanzare. Ne abbiamo vista qualcuna appesa agli alberi sul lungolago di Arona. Ma è in mezzo alle risaie che le “bat box” trovano il loro impiego sull’onda dell’agricoltura sostenibile. Esempi nel Novarese, nelle aziende Motta di San Pietro Mosezzo, Canta di Gionzana e De Paoli di Bellinzago. Tre sperimentazioni a cura di una giovane ricercatrice, Laura Garzoli (Università di Torino) che collabora con l’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr e la Stazione teriologica piemontese. La chiro-sorveglianza consiste in una tecnica naturale: il volatile notturno durante le incursioni notturne può allontanarsi anche di chilometri per poi tornare al suo rifugio, dopo aver inghiottito insetti comuni o esemplari sconosciuti, arrivati da altri continenti, che la scienza definisce alieni o esotici. Il progetto si chiama “Yes Bat” ed è stato premiato dalla Fondazione Barilla su una rosa di 178 ricercatori provenienti da 24 paesi, per l’alto valore scientifico e per l’impatto mediatico prodotto nell’ambito dell’agricoltura sostenibile e dell’economia circolare. Non a caso Laura Garzoli, di Verbania, ha partecipato al Festival del Giornalismo di Perugia dove ha illustrato la sua ricerca.