E’ scontro aperto sulla nuova legge della caccia in Piemonte. Approvata il 9 giugno scorso in Consiglio Regionale, ora il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro per gli affari regionali e le autonomie Erika Stefani, ha deliberato di impugnarla davanti alla Consulta. Secondo il Cdm “alcune norme, riguardanti l’esercizio dell’attività venatoria nei fondi privati e il calendario venatorio, eccedono dalle competenze regionali invadendo le materie dell’ordinamento civile e della tutela dell’ambiente, riservate alla legislazione statale dall’articolo 117, secondo comma, lettere l) e s), della Costituzione”.
Le argomentazioni di incostituzionalità erano state sollevate da Federcaccia Nazionale e Federcaccia Piemonte.
Sull’iniziativa del Governo inter viene l’assessore all’agricoltura e alla caccia della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero, che dichiara: “Il Consiglio dei ministri ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale sulla caccia contestando due norme secondarie, una delle quali caldeggiata in Consiglio regionale da una componente del governo nazionale. Si tratta di due punti secondari, su cui avevamo dato disponibilità al confronto per eventuali modifiche, ma il governo ha voluto arrivare all’impugnativa, rendendo impossibile un dialogo istituzionale che consideriamo sempre positivo, al di là delle divisioni partitiche. L’impugnativa comunque conferma la bontà della legge piemontese sulla caccia, non essendo stati messi in discussione i punti cardine: le specie non cacciabili, la riorganizzazione di Atc e Ca e le relative incompatibilità, le domeniche di settembre chiuse all’attività venatoria, la possibilità di cacciare le specie dannose sui propri terreni. Tutti elementi che stanno trovando concreta attuazione sul territorio piemontese e da cui troviamo conforto sulla bontà del lavoro svolto”.
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