Il grazie di Coldiretti al “bersagliere della risaia”

Il grazie di Coldiretti al “bersagliere della risaia”

di Gianfranco Quaglia

Che fosse un umanista prestato all’agricoltura, come lui stesso si definì, non c’era dubbio. La laurea in Lettere con specializzazione in lingua straniera conseguita alla Cattolica, un anno di studi a Oxford, lo testimoniano. Ma fu proprio “la conoscenza umanistica, la chiave di lettura extragricola in un momento molto difficile per il settore” a fare la differenza, come sottolinea Bruno Rivarossa, delegato confederale Coldiretti del Piemonte, intervenuto a Vercelli per la cerimonia di consegna del ritratto dedicato all’on. Renzo Franzo e l’intitolazione della sala che ricorda questa icona dell’agricoltura scomparsa nel marzo di quest’anno, alletà di 103 anni.

Lucido e battagliero sino all’ultimo come fu tutta la sua lunga vita e storia di parlamentare nelle fila della Dc, quattro legislature e mezzo, dal ’48 in poi, con Scalfaro, Bonomi, Pella e gli altri politici negli anni che uscivano dalla guerra e segnavano la rinascita d’Italia. Proprio il novarese Paolo Bonomi, fondatore della Coldiretti, puntò tutto su quel ragazzo di Palestro per aprire la Coltivatori Diretti (come si chiamava allora) a Vercelli. E Franzo, bersagliere di risaia (dei fanti piumati era ufficiale nella Seconda Guerra prima di partecipare alla lotta di liberazione) condusse in porto il compito. Anzi, andò oltre, s’innamorò della risaia al punto che quel mondo diventò la sua ragione di vita. I dieci anni trascorsi alla guida dell’Ente Nazionale Risi, la visione del futuro così presente nelle sue azioni di difesa del Made in Italy sino alla fine (al compimento del secolo scese in piazza per protestare contro gli attacchi del prodotto asiatico) testimoniano l’abbrivio e l’impeto di un uomo che sapeva andare e guardare oltre, libero da condizionamenti o astio politico. Come ricorda lo storico direttore regionale della Coldiretti piemontese Gianfranco Tamietto: “Per fare politica – mi diceva – non bisogna avere sentimenti, ma neppure risentimenti. In politica non ci sono nemici, ma avversari”.

Il riso, il suo habitat; la Coldiretti, la sua casa. Presidente piemontese per una decina d’anni, trenta a Vercelli. E proprio nella sua prima casa, da lui voluta, gli è stato tributato un doppio omaggio postumo: l’intitolazione della sala con l’apposizione di una targa, lo scoprimento di una tela che immortala la sua effigie, lo sfondo della risaia, opera voluta da un amico che gli aveva promesso quel ritratto: Mauro Penzo di Gattinara. A sottolineare, nella nuova “Sala Renzo Franzo” il valore di una figura unica nel mondo della risicoltura e non solo (fu anche presidente nazionale dell’Unione macchine agricole) sono intervenuti con il presidente di Coldiretti Vercelli Biella, Paolo Dellarole, il direttore Maria Lucia Benedetti, il sindaco Maura Forte, il nipote Andrea Franzo, monsignor Giuseppe Cavallone, l’autore dell’opera pittorica Mauro Penzo di Gattinara: “Era una promessa che avevo fatto all’on. Franzo – ha detto l’artista – e oggi sono orgoglioso di averla mantenuta”.

franzo

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