C’era il mondo della cultura, dell’informazione, quello delle istituzioni, alla tenuta Colombara di Livorno Ferraris dove è stato presentato il libro di Cele Bellardone e Dino Boffa, edito da Effedì, “Storia di un Libro”, una storia di amicizia vissuta con Gianni Berengo Gardin e con la famiglia di Piero Rondolino da cui è nata una vera e propria opera fotografica.
Un libro esperimento unico nel suo genere, l’avventura di due fotografi -gli autori- che fotografano un altro fotografo -Berengo Gardin- mentre, a sua volta, scatta le foto per un volume infine uscito con il titolo de “Il racconto del riso” (Contrasto 2013). Un’opera complessa e stratificata, capace di esprimere in un intenso bianco e nero le vibrazioni dell’amicizia, i rimandi dello sguardo, i mille riflessi della vita e dei luoghi di risaia. Mai nella storia della fotografia era stato dedicato un intero reportage al lavoro di un fotografo.
Omaggio di due allievi a un Maestro, innanzitutto; ma anche omaggio ad una terra che non smette mai di stupire con le sue infinite prospettive e la passione di chi la coltiva.
Un pomeriggio denominato TEMPO – Territorio Emozioni Musica Persone Opere dedicata alla scoperta del tempo della fotografia, della musica e della storia.
Suggestiva ed emozionante la presentazione delle fotografie tratte dall’opera, realizzata interamente in risaia. Bancali di Riso Acquerello, pronti per essere spediti in oltre 50 Paesi del Mondo, utilizzati per l’occasione come supporto per le foto di backstage di Bellardone e Boffa e, specularmente, l’originale di Berengo Gardin. Un’idea di Anna Rondolino, curatrice del libro, volta ad indicare Acquerello come sostegno di cultura, non solo concettuale. A coordinare la presentazione il giornalista vercellese Stefano Salandin.
Numerosi gli ospiti di rilievo e tra questi l’artista Ugo Nespolo, il critico enogastronomico Edoardo Raspelli, l’ex ambasciatore Pier Benedetto Francese, l’assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero.
Nella foto principale: le note del Violino Nero, Stradivari del 1721, nell’antico dormitorio delle mondine e una gigantografia di Silvana Mangano in “Riso Amaro”
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