Nelle risaie del Vercellese è nato e cresce il riso “6+”. E’ il primo riso potenziato con selenio e iodio. Non Ogm, è frutto di un connubio tra scienza e agricoltura che, escludendo ogni manipolazione genetica, arricchisce il cereale Made in Italy attraverso un metodo fogliare, con due minerali carenti nella nostra alimentazione quotidiana.
Il progetto è stato messo a punto nei terreni della tenuta Commenda di Vettignè, di proprietà della famiglia Ceresa, amministratore delegato Roberto Giallombardo; e alla Bigona di Villarboit, un’altra azienda agricola che fa capo alla famiglia del professor Elio Rondanelli, esponente della Medicina italiana, direttore scientifico della Fondazione Policlinico di Monza. Giallombardo, origini liguri, trapiantato nelle risaie dove vuole portare un contributo di innovazione, con il figlio Luca e Gianlorenzo Ottaviani, tecnici agricoli, si è lanciato in questa sperimentazione. L’idea di arricchire il riso senza stravolgere le proprietà intrinseche e naturali è nata da un incontro con esperti nel settore della nutrizione: la professoressa Mariangela Rondanelli dell’Università di Pavia, specializzata in endocrinologia, malattie del ricambio e scienza dell’alimentazione, nota per molte pubblicazioni sul rapporto riso-nutrizione; e il professor Attilio Giacosa, coordinatore scientifico del Dipartimento di gastroenterologia del gruppo sanitario Policlinico di Monza. I due studiosi sono partiti da un presupposto: il quantitativo negli alimenti di iodio e selenio, che hanno un ruolo vitale nell’organismo per l’attività antiossidante e tiroidea, è solitamente basso, perché derivato dal terreno che in tutto il mondo contiene scarse percentuali. Nella relazione che accompagna il progetto brevettato un’attenzione particolare è dedicata alle condizioni del terreno in Europa: “Relativamente povero di selenio rispetto agli Stati Uniti, al Canada e alla Cina”. Così come in Italia gran parte del territorio nazionale è caratterizzato da un apporto iodico insufficiente.
Di conseguenza l’assunzione di questi due minerali risulta insufficiente per buona parte della popolazione mondiale attuale e di quella futura, prospettata in aumento.
Da qui la necessità di intervenire sfruttando uno degli alimenti più consumati, appunto il riso, l’oro bianco che sfama oltre la metà della popolazione del pianeta. Cereale di facile digeribilità, secondo i ricercatori con l’arricchimento permetterebbe di migliorare il benessere dell’organismo, in particolare prevenendo le patologie croniche legate all’invecchiamento, grazie all’attività antiossidante del selenio, proprietà presente e già riconosciuta nei cosiddetti risi pigmentati (o colorati). Inoltre lo iodio favorisce la prevenzione delle patologie tiroidee.
La denominazione “6+” ha un richiamo evocativo, che ci riporta a reminiscenze scolastiche. “L’abbiamo battezzato riso 6+ in quanto per noi ha un forte significato – spiega Giallombardo – . Il numero sei racchiude infatti selenio e iodio nei loro principali simboli chimici; il segno + la speranza di un tipo di riso che possa dare una scossa a un mercato in crisi da tempo per varie vicissitudini, non ultima la concorrenza che arriva dall’Asia”.
Su una superficie complessiva di 210 ettari, per ora 12 sono stati dedicati al “6+”. Il riso è stato testato sulla varietà Volano, ma si può estendere a tutte le altre e ad altri cereali, ad esempio frumento, orzo, mais, segale. L’applicazione non avviene in laboratorio, ma in campo, senza intervenire all’interno della pianta o del chicco. Ma attraverso l’utilizzo di appositi fertilizzanti fogliari da applicare in fase di maturazione, a seconda delle differenze varietali, possibilmente nelle prime ore del mattino quando la pianta raggiunge il massimo punto di assorbimento. Il periodo d’intervento consiste in uno o più trattamenti effettuati preferibilmente tra un mese e 15 giorni prima della raccolta, sia manualmente sia in modalità meccanizzata, senza specifiche attrezzature ma utilizzando quelle già in dotazione all’azienda per le irrorazioni. I trattamenti sono sempre preceduti da campionature sulle foglie della pianta in maturazione, in modo tale da ottimizzare il momento più favorevole ed evitare inutili dispersioni del prodotto.
Roberto Giallombardo: “Il nostro obiettivo è quello di diversificare e offrire l’opportunità anche ad altri agricoltori e all’industria di trasformazione di avere a disposizione un prodotto con valore aggiunto, tale da smuovere il mercato in un momento di crisi dei prezzi e concorrenza che arriva dal Sudest asiatico. Noi crediamo che questo progetto possa costituire un punto di partenza verso traguardi economicamente interessanti per tutti, compresi i consumatori”.
Chi sono i ricercatori
Il professor Attilio Giacosa è coordinatore scientifico del Dipartimento di Gastroenterologia e Nutrizione Clinica presso il Gruppo Sanitario Policlinico di Monza con sedi operative sia in Lombardia che in Piemonte. Dal 2007 è coordinatore del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sul Consumo consapevole del vino. Ha avviato e condotto a compimento molti progetti di ricerca di tipo epidemiologico, biologico-sperimentale e clinico in ambito gastroenterologico, oncologico e nutrizionale. In molti casi, questi progetti sono stati realizzati in collaborazione con altre Istituzioni nazionali o internazionali. Nel 1992 ha fondato il giornale scientifico European Journal for Cancer Prevention, edito da Lippincott & Williams negli Stati Uniti d’America (IF: 2,536) ed è oggi Associated Editor del giornale.
La professoressa Mariangela Rondanelli è professore associato in Scienze e tecniche dietetiche presso l’Università di Pavia e direttore della struttura complessa di riabilitazione a indirizzo metabolico dell’azienda di servizi alla persona, polo universitario geriatrico dell’Università di Pavia. E’ direttore della scuola di specializzazione in scienza dell’alimentazione dell’Università di Pavia. Autrice di oltre duecento pubblicazioni scientifiche su parecchie riviste internazionali, nel 2016 ha ricevuto il premio “Donne & Riso” assegnatole dall’associazione per il suo contributo alla divulgazione e promozione del cereale sotto il profilo nutrizionale.
Foto: Roberto Giallombardo e il figlio Luca
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