Il “Brusone” (o Pyricularia grisea) è quel fungo famigerato conosciuto da tutti i risicoltori come un flagello delle produzioni. Attacca, necrotizza le pianticelle e si diffonde soprattutto in presenza di forti tassi di umidità nell’aria. Si combatte con l’intervento mirato di alcuni fungicidi ma la grande sfida è rappresentata dall’utilizzo di antagonisti naturali. Pamela Abbruscato, del Parco Tecnologico Padano di Lodi, ha condotto studi eapprofonditi in campo e in laboratorio ricorrendo a un approccio integrato nella ricerca di un sistema sostenibile. Il prodotto utilizzato per il controllo del “Brusone” è di assoluta origine naturale e si chiama “Saponina”. le saponine sono classificate come “glicosidi” di origine vegetale e che prendono il nome dalla “Saponaria officinalis”, un tempo coltivata per il lavaggio della lana
Si ritiene che siano dotate di proprietà naturali come sistemi difensivi contro organismi patogeni, in particolare i funghi. In alcuni casi esse sono già presenti; altre volte vengono sintetizzate. Abbruscato: “Prima o poi, vista la tendenza in atto da parte dell’Unione Europea che spinge a limitare sempre di più i fungicidi di origine chimica, bisognerà affrontare seriamente il problema dei fitofarmaci. Ed ecco che la lotta integrata può venirci in aiuto. Abbiamo provato le saponine sulla varietà Maratelli, poi sul Baldo e il Selenio. I risultati sono incoraggianti”.
Gianfranco Quaglia
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