di Gianfranco Quaglia
Riso miscelato, «meticciato», puro, made in Italy. La bozza sulla futura legge riguardante il commercio interno del riso è un terreno minato che divide parte dei risicoltori dai grandi trasformatori e scava un solco anche all’interno dello stesso mondo agricolo. La vecchia legge, datata 1958, dovrebbe essere sostituita da un nuovo disegno di legge che – secondo alcuni – sarebbe più aderente a una semplificazione europea; per altri stravolgerebbe il made in Italy.
Al centro di tutto la classificazione delle varietà e la possibilità per alcune di essere assimilate nelle confezioni. Il tema è stato oggetto anche di un incontro avvenuto a Vercelli, a margine dell’assemblea regionale del Pd. Alcuni risicoltori e piccoli trasformatori hanno incontrato il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, e l’assessore regionale all’agricoltura, Giorgio Ferrero, chiedendo il loro intervento. Presenti Ottavio Mezza, presidente dell’Ovest Sesia, Giovanni Provera (riserie artigane) il sen. Luigi Bobba, il sindaco di Vercelli Maura Forte, Paolo Dellarole presidente Coldiretti Vercelli, Carmelo Iacopino storico direttore Consorzio Bonifica Baraggia.
«Questa nuova legge – sostiene Mezza – va incontro alle esigenze della grande industria perchè consentirebbe di omologare le varietà. La tendenza è quella di aprire a una legislazione europea che prevede una tolleranza maggiore rispetto a quella in vigore in Italia, ma così facendo si darebbe il via libera al prodotto d’importazione». Provera: «Chiediamo la tutela del prodotto made in Italy , il rischio è che in una confezione entri anche prodotto straniero». Il sen. Bobba: «Se sono prevalsi gli interessi dei grandi trasformatori sarebbe utile una iniziativa della Regione». Ferrero: «Il vero problema è la valorizzazione del riso italiano. Come tale deve essere etichettato, altrimenti si finirà per lavorare anche quello straniero». Chiamparino: «Puntare sulla qualità è anche un tema di convenienza economica, la Regione sosterrà questa tesi, ma invito a coinvolgere anche il viceministro delle Politiche Agricole, il piemontese Andrea Olivero, e il ministro Maurizio Martina».
La parola a Paolo Carrà, presidente dell’Ente Nazionale Risi: «Chi mette sotto accusa la futura legge sul riso compie una mistificazione o non conosce i dettagli. Oggi non esiste nessun disegno di legge e non c’è neppure una scadenza ravvicinata per la presentaizone di emendamenti. Siamo ancora molto lontani. In realtà il compromesso raggiunto sin qui dalla filiera risicola è ancora in fase di definizione e ha come punto inderogabile la tutela del consumatore. Il 22 luglio ci sarà un’altra riunione della filiera. Stiamo mettendo a punto un sistema di qualità che premi le varietà, una griglia di denominazioni che tuteli la tracciabilità. Il consumatore saprà che cosa c’è nella confezione, non gli sarà nascosto nulla. E’ falso dire che non si potranno più chiamare le varietà con il loro nome. Anzi, se in una confezione ci sarà il Carnaroli tradizionale, ad esempio, questa sarà evidenziata. Ma se alla fine non si troverà un accordo, rimarrà la legge del 1958».
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