Il pugno di ferro di Trump che vuole imporre dazi doganali sull’acciaio e l’alluminio provenienti dall’Europa rischia di vere effetti anche nel piatto. A rischio potrebbe essere anche il nostro agroalimentare. Il vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo de Castro, interviene per mettere in guardia da un pericolo di escalation tra le due sponde dell’Atlantico. “porterebbe inevitabilmente a una deriva muscolare e pesanti ripercussioni sul settore agroalimentare che rappresenta per i nostri produttori un volume di export superiore ai 20 miliardi di euro. Le esportazioni di cibo e bevande Made in Italy (formaggi e vino in particolare) si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della gran Bretagna. “Il vino – precisa Coldiretti – è il prodotto più gettonato dagli statunitensi, davanti a olio, formaggi e pasta. la nuova strategia Usa “America First” sembra avere i primi effetti in una politica monetaria aggressiva che rischia di costare caro all’Italia”.
A questo punto Coldiretti sostiene che i cambiamenti del quadro internazionale impongono un tempestivo ripensamento delle sanzioni economiche decise nei confronti della Russia dall’UE, un blocco che ha scatenato la ritorsione di Mosca penalizzando il nostro agroalimentare con il divieto d’ingresso di frutta, verdura, formaggi, crnre, salumi, pesce.
Permanendo questa situazione, il paradosso è che l’Italia sarebbe punita due volte. Dagli Stati Uniti e dal Sudest asiatico. Ne sanno qualcosa i risicoltori condannati a subire in questo caso l’azzeramento dei dazi concesso a Cambogia, Myanmar e altri Paesi meno avanzati, i quali possono esportare in UE il loro riso senza tariffe doganali.
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