La memorialistica riguardante Carlo Magno (742/824) primo ispiratore di quella che, poi, sarebbe stata l’Europa che conosciamo oggi, tramanda come con un colpo di lancia uccise un grande cinghiale. In branco l’animale si aggirava nelle foreste vicine ad Aquisgrana. Papa Leone III (750/816) al seguito dell’imperatore magnificò l’atto di coraggio di Carlo Magno, e l’evento entrò nella sua storia, per le sue gesta e le sue intuizioni politiche anche ricordate varando il Trattato di Roma e la costituzione dell’Unione Europea.
Ma il cinghiale – secondo gli storici di biologia popola tutta la Terra – in Europa scomparve all’improvviso nel Tredicesimo secolo, ricomparendo fra il 1640 per impulso di re Giacomo I di Inghilterra e il 1700. Il Sus Scrofa, – questo il nome scientifico datogli da Linneo nel 1758 – è stato protagonista della storia di Europa, tanto che Federico II (1194/1250) per celebrare la cattura dei cinghiali istituì una grande cena mentre ad una Sus Scrofa coperta di indistruttibile lanugine, nel 1584 fu attribuita l’origine del nome di mediolanum. Molti storici che si sono occupati della nascita di Milano, hanno disatteso la vicenda storica milanese legata ad una femmina di cinghiale in grado di dare molte setole robuste da lavorare industrialmente. Per questi stessi storici Mediolanum significa semplicemente città al centro della Pianura Padana, e a questa etimologia si sono uniformati quasi tutti nonostante le foreste della Padania fossero popolare di cinghiali che, più di un tempo, per cercare nutrimento si stanno spingendo alle periferie dei centri abitanti. In proposito, sono eloquenti per le vie periferiche le calate degli animali e della loro prole a Genova, a Firenze e a Roma.
Le cronache giornalistiche anche tramandano dell’altro: a Cefalù, nel 2017, un cinghiale, caricando un uomo che passeggiava con i suoi cani, lo uccise. Inoltre La Stampa, edizione provinciale di Cuneo, il 13 febbraio ha appena raccontato “di un cinghiale tutto bianco”, come in genere i cinghiali bianchi secondo la mitologia religiosa irlandese, sono portatori di fortuna. Intatti sempre gli irlandesi, di origine etnica celtica considerano il cinghiale simbolo di forza e di coraggio, nelle loro iconografie mitologiche lo accoppiano al dio Luc o Lu, divinità della luce che filtra dal fitto della foresta. I greci nelle stesse epoche degli irlandesi non furono da meno: Ercole uccise il gigantesco cinghiale di Erimano con l’episodio tramandato e illustrato su vasellame o su un quadro del 1634 custodito al museo del Prado a Madrid, autore Francisco Zurbàn.
Con la sua ricomparsa nelle foreste europee, al cinghiale è anche attribuita una funzione sociale e agronomica che è anche rammentata dagli animalisti i quali però si oppongono alla indiscriminata ecatombe di questo animale, in ogni caso considerato iroso e, quindi pericoloso. Nel periodo di consolidamento dei ceti nobiliari e borghesi si diffuse la moda della caccia al cinghiale. La carne, ancora oggi pregiata degli animali abbattuti, era obbligatoriamente venduta alla popolazione. Inoltre grufolando, secondo gli esperti di agronomia, il Sus Scofa rimuove il terreno facendogli prendere aria e ossigenandolo, tuttavia anche introducendo lo squilibrio dell’ambiente divorando rane, serpenti e piccoli animali i quali popolano la campagna.
Però la “scheda biologica” dei cinghiali presenta contenuti i quali da tempo preoccupano gli agricoltori per il comportamento dell’animale e per i danni che arreca alle coltivazioni e alla normale circolazione stradale. I cinghiali che, specie di notte come è nelle loro abitudini, attraversano le strade, secondo le statistiche hanno provocato almeno 7.000 incidenti automobilistici. Il milione circa di cinghiali che si sono diffusi sul territorio, in particolare in Piemonte, Toscana, Sardegna, provocano veri e propri disastri alle colture, solo in parte rinfuse dalle amministrazioni regionali e statali. La Regione Piemonte in una nota ha sottolineato che i branchi di cinghiali (mediamente di 20 unità ciascuno) arrecano danni all’agricoltura complessivamente intorno all’80% in queste percentuali dettagliate: pascoli (45%), mais (40%), cereali (5%), vigneti (2%), frutteti (3%), ortaggi (3%). Il “comparto cinghiali”, tenuto statisticamente sotto controllo dall’Ispra e che fa riferimento alla Legge 157/92, in particolare all’articolo 18 della stessa Legge, in Italia dovrebbe contrastare e contenere la proliferazione dei cinghiali i quali nel nostro paese e in particolare nelle regioni più colonizzate dovrebbero al momento essere non meno di 600.000. Secondo la legge, ogni animale investito dovrebbe essere soccorso, anacronisticamente tenendo conto del “carattere iroso” del cinghiale, specialmente delle femmine che hanno piccoli. In Valsesia e il Val Vigezzo l’animale ha suscitato più di una preoccupazione. Infatti, tempo fa era stato accertato che 27 cinghiali erano stati contaminati dal Cesio, forse assunto dai rifiuti di cui si nutrono. Però l’allarme era poi rientrato. Non è invece rientrato il disagio per i danni anche dovuti al dilagare dei cinghiali, in Europa di prolifica razza occidentale e altrove riguardante le razze indiana, indonesiana, orientale. L’unico loro antagonista naturale è costituito dai lupi, acerrimi nemici dei cinghiali ma ugualmente protagonisti della mitologia e delle favole nonché altra forte minaccia per gli allevamenti, specie in collina e in montagna
You must be logged in to post a comment Login