C’è un alieno che infesta la risaia e non dà pace ai risicoltori. Si chiama nematode galligeno, forse arriva dall’Estremo Oriente, ma in realtà le sue origini sono alquanto misteriose. E’ vorace di radici, le attacca senza lasciare scampo e causa la morte delle pianticelle. A poco sono valse le strategie antagoniste sin qui escogitate. E’ stato segnalato nella Baraggia biellese, ora si teme che possa ripresentarsi in altre zone. Loredana Carisio, di Regione Piemonte, che insieme con i ricercatori dell’Ente Nazionale Risi sta monitorando il fenomeno, è determinata ad andare sino in fondo. Sette finora le risaie interessate dal killer che penetra nel terreno, si mimetizza, poi avvolge l’apparato radicale con piccoli tentacoli chiamati galle. Quando le avviluppa per la pianticella non c’è più nulla da fare. L’avvistamento è il primo in Europa e nessuno sa con precisione come sia giunto sin qui, ai piedi delle Alpi. Se è più facile ipotizzare le origini e la trasmissione per altri parassiti, come la diabrotica del mais e la popilia japonica, arrivati sino a noi utilizzando le ali degli aerei lungo le rotte intercontinentali, per il clandestinio galligeno è molto più difficile formulare ipotesi: probabilmente attraverso alcune piante importate dall’Oriente. Fatto sta che le larve non sono visibili in superficie, in quanto penetrano nel terreno. Una volta segnalata la presenza, l’Unione Europea ha ordinato l’eradicazione e il divieto di coltivazione. Più d’una le misure adottate: dalla fumigazione all’allagamento forzato della risaia, per abbassare la soglia d’ossigeno indispensabile alla vita del galligeno, alla lavorazionedel terreno e al diserbo. Ma tutto ciò non basta, in quanto le larve e le uova riescono a sopravvivere.
Questa guerra sul campo, per ora non vinta, è quasi una metafora dei nostri tempi: il conflitto globale senza confini né bandiere. Il nemico che colpisce con armi subdole e sconosciute.
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