“Non ci fosse stato l’embargo nei confronti della Russia, che ha bloccato l’export, chissà dove sarebbe arrivato il gorgonzola, s consideriamo che nel 2017 ha raggiunto le 4,7 milioni di forme, con una tendenza all’incremento ormai senza sosta. Basti pensare che nel ’96 eravamo a 3,5 milioni, nel 2013 a 4,135 milioni”. Fabio Leonardi, amministratore delegato di Igor Gorgonzola, vicepresidente del Consorzio di Tutela e ora anche consigliere delegato di Assoalatte in Europa (in pratica l’ambasciatore italiano del settore) traccia un bilancio di fine anno e guarda al futuro. Non soltanto per l’erborinato, ma per tutto il comparto lattiero-caseario. “Tornando al nostro gorgonzola – prosegue Leonardi – c’è da sottolineare che tutte le aziende hanno lavorato molto bene, è salito il livello qualitativo, in Italia i consumi sono cresciuti del 2,2%, un risultato significativo e in questa periodo prenatalizio si è venduto moltissimo. Merito anche della spinta promozionale, della campagna pubblicitaria affidata a Cannavacciuolo e alle formule accattivanti, come il gorgonzola al cucchiaio”.
Insomma, una corsa senza fine?
“Non è azzardato ipotizzare che entro il 2020 arriveremo a produrre 5 milioni di forme l’anno. Forse le avremmo già raggiunte se non fosse stata la faccenda dell’embargo alla Russia, paese dove l’export stava raddoppiando da un anno all’altro. In questo contesto la Igor dà un forte contributo, con una produzione di 2 milioni di forme, ovvero il 45% del totale”.
Il 2017 è stato anche l’anno degli accordi internazionali e dei veti incrociati che hanno nuociuto all’agroalimentare Made in Italy…
“Innanzitutto l’accordo Ceta con il Canada, che io giudico positivamente. Non solo, le quote aggiuntive concesse a dazio zero avrebbero aumentato il nostro export, ma non disponiamo di produzione sufficiente. Interessante è stato invece lo sblocco del mercato cinese, che aveva posto il veto per i formaggi erborinati. Con il Giappone l’Europa sta pe firmare gli accordi di libero scambio, che porteranno ad azzerare i dazi nel giro di cinque anni e alla protezione assoluta per i prodotti Igp e Dop, così come è già avvenuto per la Corea”.
Strategie per il futuro?
“Produrre e proteggerci dagli attacchi dell’Italian sounding, l’agropirateria che copia e travisa i nostri prodotti. Gli Usa sono fra i maggiori competitor in questo senso: là dove non potrebbero, come in Corea, paese con il quale l’Ue ha firmato accordi precisi di tutela, aggirano gli ostacoli con denominazioni che ricordano da vicino i nostri formaggi: è il caso dei blue cheese, del gorgo crumble, che nulla hanno da spartire con il nostro erborinato, ma piacciono al consumatore che è ingannato e crede di mangiare gorgonzola Made in Italy”.
.
You must be logged in to post a comment Login