Import tollerance, clausola di salvaguardia, prezzi che crollano, una politica più incisiva. Questi i temi trattati nell’incontro “Il riso nasce nell’acqua e muore in Europa”, organizzato dal circolo culturale Agorà di Diego Sozzani alla tenuta Torre di Gargarengo di Vicolungo (Novara). Un vertice che si è trasformato in una specie di Stati generali della risicoltura, presenti quasi tuti gli esponenti. Al tavolo dei relatori, Gianfranco Quaglia, direttore di Agromagazine, Peppino Ferraris, presidente del gruppo riso di Copa-Cpogeca a Bruxelles, il professor Alessandro Arioli, docente di agronomia e esperto di problemi energetici e ambientali. Con Diego Sozzani anche l’ex consigliere regionale di Forza Italia, Angelo Burzi, presidente del Circolo “Magellano”.
Quaglia ha tracciato un quadro generale della crisi che da qualche anno ha investito il comparto, assediato dalle importazioni. Peppino Ferraris, presidente del gruppo riso all’interno di Copa-Cogeca a Bruxelles: “Non siamo in grado di sopportare oltre, la Commissione sta portando avanti il trattato con il Mercosur per 40 mila tonnellate a dazio zero. Se la clausola di salvaguardia che inseguiamo da tre anni non è concessa, ci vengano riconosciute almeno altre strade: il contingentamento dell’import o l’applicazione di dazi ridotti. Il riso non sta morendo solo in Europa, ma anche in Italia, peccato che non sia stato dichiarato lo stato di crisi”.
Aspettando che la politica faccia la sua parte, altre vie sono da percorrere. Una l’ha indicata il professor Alessandro Arioli, docente di agronomia ed esperto di scienze ambientali: “Non solo resistenza, occorre anche la resilienza, cioè trasformare i problemi in opportunità, dobbiamo tutti insieme trovare il modo di dare valore aggiunto a ciò che è tangibile”.
“In realtà – ha sostenuto Paolo Carrà, presidente di Ente nazionale Risi – è l’agricoltura europea che muore in Europa. La globalizzazione mondiale ha portato la competitività e la globalizzazione di soggetti extraeuropei. La questione che stiamo affrontando riguarda l’import, dal 2009 abbiamo sollecitato tutti. A questo punto dobbiamo dire che il problema non è tecnico, ma politico. La politica europea non vuole fare il passo necessario, cioè l’applicazione dei dazi”. La clausola di salvaguardia che noi invochiamo ha un precedente, fu già introdotta negli anni ’90. Oltre alle concessioni che già conosciamo, quelle dai PMA, potrebbero esserci presto nuovi pericoli: la Cambogia sta già sperimentando coltivazioni di riso Japonica, l’Egitto è in grado di produrre tutte le nostre varietà, Carnaroli compreso. Ogni volta da Bruxelles torniamo a casa solo con sconti, mai con soluzioni definitive. Ecco perché tocca alla politica risolvere il problema”.
Manrico Brustia, presidente Cia di Vercelli-Novara-Verbano Cusio Ossola: “Importante è anche la programmazione che ci consenta prezzi remunerativi, stiamo cercando di avere un rapporto costruttivo con l’industria, ma sarebbe auspicabile che sulle quotazioni e sul mercato intervenisse l’antitrust”.
Paola Battioli, presidente Confagricoltura Novara-Verbano Cusio Ossola: “Il grido di dolore arriva da lontano e da una politica che non ci ha ascoltato, questa crisi dura ormai da quattro anni e non è mai stata percepita”.
Folta la partecipazione, sala convegni gremita. Fra i partecipanti Roberto Isola e Giuseppe Caresana, direttore e presidente dell’Associazione Irrigua Est Sesia; Giovani Perinotti, presidente di Confagricoltura Vercelli-Biella; Ottavio Mezza, presidente di Ovest Sesia; Roberto Carriere, direttore di Airi (Associazione Industrie risiere); Piero Actis dell’associazione”Il dazio è tratto”; il sindaco di Vicolungo Marzia Vicenzi.
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