Si chiama AWD. E’ l’acronimo di Alternate Wetting and Drying. Traduzione: bagnature e asciutta alternate. Stiamo parlando di risaia, dove la siccità nel 2002 l’ha fatta da padrona, causando la perdita di quasi 30 mila ettari spalmati su Novarese e Lomellina. La formula è stata al centro di un convegno, organizzato da Ente Nazionale Risi al Centro Ricerche di Castello d’Agogna, nell’ambito del progetto Riswagest, sottotitolo “Gestione innovativa dell’acqua in risaia”. Sullo sfondo il cambiamento climatico, che impone strategie diverse rispetto alle tradizionali modalità di sommersione totale, ma neppure ricorrendo soltanto alla semina a file interrate (in asciutta), con il rischio di impoverire la falda e le risorgive (i fontanili) alle quali attingere nei momenti di crisi acuta. Così, in attesa dei bacini di raccolta dell’acqua piovana (progetti annunciati, ma sin qui mai realizzati) l’AWD può rappresentare un’alternativa immediata.
La sperimentazione, come hanno illustrato Eleonora Miniotti, Andrea Vitali, Arianna Facchi, ha già dato risultati interessanti nelle quattro aree della Lomellina scelte per le prove in campo: produzioni equiparabili a quelle ottenute con la sommersione convenzionale, in qualche caso superiore e una maggiore resa merceologica. La tecnica dell’alternanza (prima si semina in acqua, poi si alterna asciutta e acqua) già adottata in Asia, è nuova in Italia: nelle aziende dove è stata sperimentata si è notato un risparmio idrico che varia dal 20 al 40 per cento. Ci sono altri risvolti da considerare, come ha sottolineato Daniel-Said-Pullicino (Università di Torino): la tecnica ha fatto registrare un calo di emissione di metano, principale agente dei gas serra (riduzione tra il 35 e il 60%). Infine, l’arsenico. Il minerale, che è naturalmente presente nel terreno in quantità minime, può essere assunto dalla pianta e trasmessa al granello, benché sia sempre stato riscontrato sotto la soglia di rischio. In ogni caso è stato accertato che con la sommersione continua la concentrazione nella granella è superiore a quella riscontrata con il metodo AWD. A differenza, invece, del cadmio, che viene ridotto grazie a un’irrigazione continua. Tutti effetti di cui è necessario tenere conto, come ha sottolineato Marco Romani di Ente Risi, che ha coordinato il convegno. “Ma – ha aggiunto – incide molto anche la professionalità del risicoltore”.
Nel frattempo, tutti gli occhi sono puntati al cielo. Preoccupati. Molto dipenderà dalle condizioni meteo, dalle piogge e dalle nevi in grado di garantire o meno una stagione normale. Paolo Carrà, presidente di Ente Nazionale Risi, teme un’ulteriore riduzione della superficie. Le premesse, purtroppo, ci sono tutte. Andrea Toreti (European Commission Joint Research Centre) ha disegnato un quadro fosco sui cambiamenti climatici e gli eventi estremi. Tra i relatori del convegno anche Maria Martin, Daniele Noè, Giulio Gilardi, angela Faliero, Andrea Massari.
Nella foto: Marco Romani e Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi, durante il convegno
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